Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia gli investimenti necessari dovrebbero coprire principalmente tre aree: energia solare, reti elettriche ed efficientamento energetico
La spesa globale per l'energia pulita è ai massimi storici, ma i paesi hanno ancora bisogno di una forte spinta finanziaria green per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici. Il tema è stato al centro di una tavola rotonda di alto livello tenutasi a Londra durante la London Climate Action Week tra il 22 e il 30 giugno. Presenti oltre 50 leader del settore energetico, tra cui il presidente designato della COP29 Mukhtar Babayev, l’Agenzia internazionale per l'energia (AIE) e il segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), che si non riuniti per rispondere a una domanda: come la finanza pubblica e quella privata possono sbloccare gli investimenti della green energy a livello globale?
Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 il mondo dovrebbe investire sulla transizione energetica oltre 4.000 miliardi di dollari all'anno entro il 2030. Uno degli obiettivi principali dell’incontro è stato quello di incanalare i finanziamenti soprattutto verso le economie emergenti e in via di sviluppo, dove gli elevati costi di finanziamento e i rischi reali e percepiti impediscono al capitale di fluire verso le regioni che ne hanno più bisogno.
Sbloccare investimenti nell’economie in via di sviluppo
Secondo i calcoli della IEA, gli investimenti globali nell’energia pulita sono aumentati del 40% dal 2020, raggiungendo una stima di 1.800 miliardi di dollari nel 2023. Ma gran parte di questa crescita è avvenuta nelle economie avanzate e in Cina. Altre economie emergenti e quelle dei paesi in via di sviluppo, invece, rappresentano meno del 15% degli investimenti totali, nonostante ospitino il 65% della popolazione mondiale e generino circa un terzo del prodotto interno lordo globale. Qui i flussi di capitale verso progetti di energia green rimangono bassi in modo preoccupante.
Per riuscire a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, gli investimenti nelle economie emergenti e in via di sviluppo devono aumentare di oltre sei volte, dagli attuali 270 miliardi di dollari a 1.600 miliardi di dollari entro il 2030. Anche la disponibilità di finanziamenti agevolati – principalmente da parte di istituzioni finanziarie internazionali per lo sviluppo – dovrebbe triplicare entro questo lasso di tempo. Secondo l’agenzia internazionale gli investimenti necessari dovrebbero coprire principalmente tre aree: energia solare, reti elettriche ed efficientamento energetico. Quasi la metà degli investimenti totali in energia pulita nei prossimi dieci anni dovrà essere destinata a progetti solari ed eolici su larga scala, a reti elettriche e alla spesa per edifici ed elettrodomestici altamente efficienti.
Alcune tecnologie green come il solare fotovoltaico e l’eolico onshore sono già più economiche delle alternative fossili in molte parti del mondo. Ma il rapporto evidenzia che nelle economie emergenti il costo del capitale − definito come il rendimento finanziario minimo atteso per giustificare un investimento − per progetti fotovoltaici su larga scala è doppio rispetto a quello sostenuto dalle economie avanzate. L’IEA stima che riducendo dell’1% il gap sul costo del capitale tra paesi ricchi e quelli poveri si potrebbe ridurre le spese di finanziamento di 150 miliardi di dollari all’anno.
Nuovi ponti per la transizione energetica
Sebbene i flussi di capitale debbano aumentare drasticamente nei prossimi anni, quasi tutti gli investimenti richiesti riguardano tecnologie mature, in settori dove le politiche climatiche hanno già avuto successo. “Ci sono enormi opportunità per le economie emergenti e in via di sviluppo di soddisfare il loro crescente fabbisogno energetico con tecnologie a basso impatto climatico”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’IEA Fatih Birol. “Ma i finanziamenti devono essere accessibili. Ridurre il rischio attraverso una regolamentazione chiara e tempestiva è un primo passo per attrarre investimenti.” Tutto ciò deve essere sostenuto da un aumento significativo del supporto finanziario e tecnico da parte della comunità internazionale. Tra gli investitori green e i mercati devono essere costruiti nuovi ponti per rendere la transizione energetica accessibili a tutti.