La Banca d’Italia conferma l’importanza di implementare l’efficienza energetica degli edifici, per aumentare non solo la qualità della vita di chi ci abita ma anche l’eventuale prezzo di vendita
(di Simone Fant)
Investire sull’efficientamento energetico fa salire il valore di una casa, anche del 25%. A dirlo è la relazione annuale della Banca d’Italia che ha inserito un focus incentrato sull’impatto della classe energetica sui prezzi delle case. Mettendo in vendita un’abitazione che rientra tra le prime quattro classi di efficienza energetica (A1, A2, A3 e A4) si può applicare un prezzo del 25% più alto rispetto a una casa in classe G. A parità, ovviamente, di dimensioni e di ubicazione dell’immobile. La percentuale è stata calcolata utilizzando le informazioni relative a un campione di abitazioni messe in vendita in Italia tra il 2018 e il 2022 sulla piattaforma digitale Immobiliare.it.
Per chi decide di riqualificare energeticamente la propria casa questi dati rappresentano quindi una buona opportunità di investimento. Sia in qualità della vita, perché consentono di vivere in un edificio con un’alta qualità abitativa, ma anche di “capitale”, con la possibilità di vendere l’abitazione a un prezzo maggiore. Questo premio legato all’efficienza energetica è variabile sul territorio, anche all’interno di una stessa regione. È tendenzialmente maggiore nelle zone climatiche più fredde, dove gli interventi necessari ad aumentare la classe energetica sono più complessi e verosimilmente più costosi e i risparmi energetici più elevati, rispetto alle zone con clima più temperato.
Come si misura l’efficienza energetica
L’efficienza energetica di un edificio è misurata dall’indice di prestazione energetica, che è tanto maggiore quanto minore è il consumo annuo di energia necessario per assicurare un livello standardizzato per alcuni servizi essenziali, tra cui riscaldamento e raffreddamento dell’immobile, produzione di acqua calda e illuminazione. Questo consumo è stimato sulla base di complessi modelli ingegneristici che tengono conto delle caratteristiche fisiche e delle dotazioni dell’immobile e delle condizioni climatiche della località.
In Italia ogni edificio viene associato a una delle dieci classi energetiche previste dalla normativa nazionale, dalla più efficiente, A4, alla meno efficiente, G. La classe energetica è il parametro di riferimento utilizzato dagli operatori per confrontare la qualità energetica degli immobili all’interno di un mercato locale.
La “Direttiva Case Green”
Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ISPRA, nel 2021 il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici residenziali sono stati responsabili del 12,5% delle emissioni complessive di gas serra dell’Italia. Il recente aggiornamento della cosiddetta Direttiva europea Case Green (tecnicamente: Energy Performance of Buildings Directive) prevede un obiettivo di riduzione delle emissioni delle abitazioni di circa un quinto rispetto ai valori del 2020, da raggiungere entro il 2035 principalmente attraverso la ristrutturazione degli immobili a bassa efficienza energetica.
Per i consumi a livello nazionale degli edifici residenziali, gli stati membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. In base alla nuova direttiva dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.
Le stime di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), hanno rilevato che nel 2022 in Italia il 53% delle abitazioni si collocava nelle classi più basse (G e F), mentre solo il 12% era ad alta efficienza (classi da A1 a A4). Questi risultati, secondo il focus di Banca d’Italia, suggeriscono che le misure di sostegno pubblico dovrebbero coprire solo una parte dei costi sostenuti per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, sia per fornire un incentivo a non spendere più del necessario sia perché i benefici sono in parte capitalizzati nel valore di mercato dell’immobile.